Ricerca sul cancro :terapie attuali


_Giornata per la ricerca sul Cancro: diamo il nostro sostegno concreto, non soltanto oggi. _La ricerca sul cancro è in un momento di fermento e le terapie si stanno evolvendo. Una delle novità è rappresentata dagli obiettivi: il processo di replicazione cellulare non è più l'unico o il principale bersaglio delle strategie di cura. Sappiamo, infatti, che il cancro è una malattia complessa, dovuta a lesioni genetiche che tendono ad accumularsi nel tempo e che possono essere diverse da tumore a tumore. Fortunatamente, però, le ricerche dimostrano che le lesioni molecolari sono in numero limitato (poche decine). In generale, i geni che nelle cellule neoplastiche sono «mutati» sono quelli che regolano la proliferazione, la differenziazione, la morte e l'invasività cellulare o controllano l'integrità del Dna. Fino ad alcuni anni fa si riteneva che «disinnescare» uno solo questi geni sarebbe stato insufficiente a modificare il comportamento della cellula neoplastica. Le ricerche su modelli cellulari e in sistemi animali hanno però dimostrato che questo non è vero, perché spesso il tumore sviluppa una dipendenza da una sola delle sue molecole alterate e, come «drogato», va in «astinenza» e quindi non sopravvive, quando ne viene privato.
Al contrario, le cellule sane non mostrano questa dipendenza e quindi tollerano bene lo «spegnimento» della stessa molecola. In un certo senso, la «dipendenza» delle cellule neoplastiche dai prodotti di questi geni alterati è un «tallone d'Achille», che può essere sfruttato in termini terapeutici. Così, l’identificazione dei geni modificati che generano «dipendenza» - e che possono essere diversi da tumore a tumore - ha fornito la base teorica per lo sviluppo delle «terapie mirate», che colpiscono proprio questo «tallone d'Achille». La ricerca di base, così, si è spinta a studiare la «dipendenza» e ci si è impegnati per creare farmaci in grado di bloccare l'attività dei geni mutati. Questi medicinali di ultima generazione vengono definiti «mirati», o «a bersaglio molecolare», perché spengono la funzione di una molecola prodotta da uno specifico gene in modo selettivo. Negli ultimi anni sono state approvate numerose molecole che appartengono alla categoria delle «terapie target», suscitando la speranza di trattamenti meno tossici. Questi farmaci sono anche definiti «intelligenti» per la capacità di colpire le cellule tumorali, in cui la molecola bersaglio è fondamentale per la sopravvivenza del tumore stesso, risparmiando quelle normali. In realtà, l'intelligenza risiede nella capacità di chi somministra il farmaco stesso di individuare in quali tumori può risultare efficace. Il successo, infatti, si fonda sul «razionale biologico» che la molecola bersaglio sia attiva e indispensabile nel tumore, ma non nel tessuto sano, e che quindi l’inibizione abbia conseguenze limitate alla massa tumorale. La premessa ha due conseguenze cliniche. In primo luogo impone che, prima di trattare il paziente, si accerti la presenza della lesione genetica «predittiva» della potenziale risposta al farmaco, perché è dimostrato che la terapia è efficace solo se il bersaglio è presente nelle cellule tumorali. Questa capacità richiede una «personalizzazione» della terapia, che comporta l'analisi molecolare della neoplasia. Inoltre le terapie mirate sono già una realtà per alcuni tipi di tumori. Il prototipo è l'imatinib mesilato, approvato per il trattamento della leucemia mieloide cronica e per alcune forme di sarcoma gastrointestinale (Gist). Così si sono curati molti pazienti che non rispondevano alle terapie classiche. E un discorso simile vale per i sarcomi gastrointestinali, in cui imatinib ha consentito di ottenere benefici in oltre l'80% dei casi, modificando l'approccio a un tumore considerato incurabile.
Un altro farmaco mirato per un tumore diffuso - il carcinoma della mammella - è il trastuzumab, molecola che da sola o in associazione con i classici chemioterapici è efficace sia quando il tumore è in fase avanzata sia quando è localizzato. E gli esempi sono tanti, perché sono sempre più numerosi i farmaci valutati in studi clinici e approvati. Grazie alla ricerca di base è quindi possibile «aggredire» il tumore in modo selettivo, anche impedendone la vascolarizzazione: avviene con gli anti-angiogenici, che danno risultati incoraggianti contro il tumore del colon, del polmone, del rene.
I successi non mancano. Tuttavia - come disse Isaac Newton - si guarda lontano solo «salendo sulle spalle dei giganti». E' fondamentale che le innovazioni si affianchino agli approcci tradizionali che hanno salvato molte vite: le nuove cure devono coadiuvare la chirurgia o la radio- e chemio-terapia. Il connubio esperienza-innovazione rappresenta una sfida e una speranza. (Fonte articolo: La Stampa.it

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