Tumore al seno, un passo in avanti: con micrometastasi si può evitare l’intervento chirurgico

La commissione scientifica del 16th Milan breast cancer conference ha selezionato, tra oltre 100 studi presentati al congresso internazionale, ancora in corso a Milano, quello presentato dai chirurghi, patologi e medici nucleari dell’azienda ospedaliera di Perugia.
Alcuni particolari Lo studio è stato illustrato questa mattina durante i lavori davanti ad esperti provenienti da tutto il mondo dal professore Antonio Rulli, e per il rigore scientifico e il tema proposto ha raccolto ampi consensi dalla comunità scientifica internazionale. Nella relazione, viene messo in risalto un aspetto che riguarda il tumore al seno, la positività del linfonodo sentinella. Lo studio infatti ha voluto specificare i parametri che determinano la decisione, in presenza di micrometastasi, della opportunità della dissezione ascellare.
Lo studio «Nel lavoro che abbiamo presentato, siamo riusciti a stabilire un target obbiettivo dei casi clinici in cui, pur con micrometastasi, è possibile soprassedere all’intervento chirurgico dei linfonodi ascellari – puntualizza Rulli, responsabile della struttura dipartimentale Breast unit dell’azienda ospedaliera di Perugia -. Questa tecnica ci ha permesso, oltre ad evitare un secondo intervento chirurgico, anche di conoscere il peso della malattia nel linfonodo sentinella, stabilendo che, sotto a duemila copie /nano litro, è possibile evitare la dissezione ascellare, senza conseguenze sulla sopravvivenza globale e libera da malattia».
Rulli Ad oggi tra gli operatori sanitari che si occupano del tumore al seno, c’erano contrastanti pareri sull’argomento, con soluzioni che ingeneravano dubbi nelle donne colpite da tumore. Rulli ha inoltre indicato al congresso che su 262 donne operate di tumore al seno in un anno e mezzo, a 45 di queste è stato accertato che la malattia aveva colpito il linfonodo sentinella, ma sulla base dei parametri valutati, nove di esse non sono state sottoposte ad intervento chirurgico per asportazione dei linfonodi ascellari. «Anche questo risultato ci permette di esprimere soddisfazione, perché come è noto a molti, la terapia del tumore al seno – analizza Rulli – da tempo ha subito profondi cambiamenti: si è passati da interventi chirurgici demolitivi a interventi chirurgici di uguale efficacia dal punto di vista oncologico, ma decisamente di minore impatto psicologico e di conseguenza più tollerabili per la donna, con il risparmio della porzione di ghiandola mammaria non interessata dalla patologia. Negli stadi precoci della malattia, la terapia chirurgica consiste in un intervento di tipo conservativo di quadrantectomia sul seno e nella valutazione del coinvolgimento dei linfonodi ascellari, tramite l’analisi del linfonodo sentinella che è la prima stazione linfatica di drenaggio del quadrante mammario interessato dalla patologia. In caso di metastasi nel linfonodo sentinella, si procede alla dissezione ascellare ovvero all’asportazione chirurgica dei linfonodi dell’ascella. Da quasi due anni nell’azienda ospedaliera di Perugia viene utilizzata una tecnica di valutazione del linfonodo sentinella denominata Osna (one step nucleic acid amplification) grazie alla quale il linfonodo viene analizzato durante l’intervento al seno, con risposta di una eventuale metastasi linfonodale già durante il primo intervento chirurgico. Questa metodica permette di procedere alla dissezione ascellare risparmiando alla donna un secondo intervento chirurgico ed una nuova ospedalizzazione oppure nel caso di negatività del linfonodo stesso, di fornire subito alla paziente la risposta di un parametro importante per la scelta della terapia adiuvante successiva».
Le firme Lo studio presentato a Milano è stato firmato oltre che dai professori Antonio Rulli, Giuseppe Noya ed Angelo Sidoni, anche dai dottori Paolo Gerli, Francesco Barberini, Ambra Mariotti, Isabella Sabalich, Salvatore Messina, Daniela Caracappa ed Enrico Prosperi e Chiara Listorti.


Per approfondimenti sul tumore al seno    www.senologia.eu

Commenti