Tumore al seno: per la prima volta diminuiscono i casi nel Lazio

 250 in meno nel 2019 rispetto al 2018. Un dato in controtendenza, perchè invece l'incidenza nazionale è in continuo aumento. Se ne parla oggi a Roma, al convegno "From Texas To Rome – The Day After San Antonio"



DIMINUISCONO, nel Lazio, le donne che si ammalano di tumore al seno. Sono 4.600 i casi registrati nel 2019, ed erano 4.850 nel 2018. Una riduzione che segna una tendenza diversa rispetto a quella nazionale, dove la neoplasia è da anni in aumento. Il dato viene presentato oggi a Roma, in occasione del convegno regionale From Texas To Rome– The DayAfter San Antonio organizzato dalla sezione Regione Lazio dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom).

L’evento, in corso all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, vede la partecipazione di specialisti da tutta la Regione per fare il punto sul carcinoma mammario. “In un anno abbiamo avuto 250 casi in meno - afferma Alessandra Fabi, Segretario Regionale Aiom: "Ciò è dovuto a una maggiore attenzione nelle nostre latitudini ad alcuni stili di vita, come l’interesse all’esercizio fisico o la più accurata scelta di una dieta. Non bisogna poi sottovalutare la maggiore conoscenza del rischio familiare da parte delle donne, che induce ad effettuare test diagnostici con eventuale scelta di una profilassi chirurgica in caso di mutazione dei geni BRCA”.

Al convegno di Roma sono presentate anche le ultime novità terapeutiche per il trattamento della patologia oncologica. “La ricerca sta procedendo nella messa a punto di cure meno invasive e più personalizzate", prosegue Fab: "I nuovi farmaci sono più efficaci rispetto anche al più recente passato e ci permettono di intervenire chirurgicamente su tumori di dimensioni ridotte. Nei prossimi anni gli sforzi dei ricercatori proseguiranno nell’individuazione di nuovi bersagli terapeutici. L’immunoterapia, per esempio, potrebbe diventare una valida arma anche nel carcinoma della mammella, come lo è già per il melanoma o i tumori polmonari. Oltre l’80% delle pazienti oggi è vivo a cinque anni dalla diagnosi. Raggiungiamo anche il 90% se riusciamo ad intervenire precocemente. Sono ottime percentuali che tuttavia possono essere ancora



Fonte: La repubblica

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