Cosa fare dopo diagnosi di un tumore al seno

 Sentirsi dire dal medico che si ha un tumore del seno rappresenta una esperienza traumatica per qualsiasi donna. Lo shock è molto forte e di solito innesca una girandola di emozioni che possono andare dalla incredulità, alla paura, alla rabbia, alla frustrazione, al senso di impotenza ed alla depressione.

È come ricevere all’improvviso un violento pugno, che mette a dura prova anche gli equilibri più stabili.

I primi giorni dopo la diagnosi sono certamente i più difficili: le normali capacità mentali sono come bloccate e si fa una gran fatica a ragionare con calma o capire molte delle cose che ci vengono dette, proprio quando, al contrario, servirebbe di essere lucidi e nel pieno possesso delle proprie facoltà.

L’obiettivo più importante in questa fase deve essere quindi quello di ristabilire un controllo sulle proprie emozioni e recuperare il prima possibile un buon equilibrio mentale.

Di seguito, alcuni suggerimenti per cercare di realizzare meglio questo obiettivo.

Eliminare le paure ingiustificate

La paura più grande da cui si viene assaliti è quella di poter morire in tempi brevi. Ma la diagnosi di tumore del seno non equivale affatto ad una sentenza di morte. Oggi, oltre il 70% delle donne che si confrontano con questa malattia guarisce e tale percentuale sale ulteriormente se la malattia viene identificata in fase precoce. Solo in Italia, ci sono più di 300.000 donne che anni fa hanno ricevuto la diagnosi di tumore del seno e che oggi vivono una vita serena e produttiva.

Un’altra preoccupazione che spesso si avverte è quella di perdere tempo prezioso. Viene istintivo chiedere al chirurgo di procedere all’intervento il prima possibile, pronte a qualsiasi sacrificio pur di rimuovere il tumore. Ma non è la reazione più saggia. Il tumore del seno, infatti, non costituisce una emergenza medica, come l’infarto o la peritonite, e ci si può concedere un periodo di tempo adeguato (anche 3-4 settimane) per acquisire le informazioni e le conoscenze necessarie a ritrovare il proprio equilibrio e prendere decisioni più consapevoli riguardo al trattamento.

Comprendere meglio le proprie reazioni e scaricare le tensioni

È fondamentale, in questa fase, riuscire a scaricare le tensioni, senza preoccuparsi troppo di come ciò avvenga. Non c’è una reazione giusta o sbagliata e quindi va bene piangere, gridare, arrabbiarsi o sfogarsi nel modo che viene più spontaneo.

Poiché ogni esperienza di malattia è assolutamente personale, è importante anche cercare di comprendere meglio le emozioni che si sono scatenate: intendere i propri bisogni è il primo passo per decidere cosa è meglio per sé stesse e per avviarsi con spirito positivo nel percorso di cura.

Il tutto risulta più facile se si riesce a trovare qualcuno con cui parlarne. L’ideale è avere vicino una persona matura, che sia in grado di ascoltare senza giudicare e senza voler ad ogni costo minimizzare il problema.

Si può anche tenere un diario scritto delle proprie sensazioni, provando eventualmente a rispondere a queste domande:

  • Cos’è che mi fa più paura di questa nuova situazione?
  • Quali delle mie attività abituali mi risultano più difficili ora?
  • Quali situazioni mi mettono più a disagio o mi fanno sentire più in crisi? Cosa posso fare per evitarle?
  • Cos’è che riesce a darmi soddisfazione o farmi star bene in questo momento?
  • Quali sono le mie nuove priorità?
  • Come posso perseguirle in modo efficace?
  • Cosa posso delegare per concentrarmi sulle mie nuove esigenze?
  • Chi mi può aiutare? Su chi posso contare?

Cercare supporto

Imparare a chiedere aiuto agli altri è importante quanto riceverne. Familiari ed amici possono essere una fonte importante di sostegno, ma non sempre sanno essere presenti nella maniera giusta. Si può rompere il ghiaccio facendo una lista di cose semplici che possono o devono essere delegate, piccole incombenze quotidiane (come fare la spesa o accompagnare i figli a scuola) che costano poca fatica a chi desidera aiutarvi, ma che risultano molto preziose per recuperare energie e tranquillità quando si è impegnate a tempo pieno con la propria salute.

Anche incontrarsi con donne che hanno vissuto (o stanno vivendo) la stessa esperienza è molto utile in questa fase. Aiuta a superare il senso di paura e solitudine che spesso si prova ed è anche un buon modo per acquisire, da pari a pari, le informazioni necessarie a partecipare meglio alle terapie. Alcuni ospedali offrono la possibilità di partecipare a gruppi di supporto, dove è possibile condividere le proprie emozioni ed esperienze con altri che sicuramente le capiscono. I gruppi di supporto possono essere autogestiti dalle donne che vi partecipano o animati da uno psicologo. Si parla delle proprie esperienze, si confrontano le reazioni individuali, ci si scambiano informazioni e si svolgono insieme attività di vario tipo - incontri con esperti, fisioterapia, training autogeno, ma anche attività aggregative o ricreative finalizzate alla riscoperta e rivalutazione di sé e del proprio corpo (artigianato, laboratori teatrali, discipline orientali, etc.).

Con maggiore frequenza oggi si possono trovare gruppi di supporto nelle strutture sanitarie o presso associazioni di volontariato. Chiedete al vostro medico quali servizi ed organizzazioni per il supporto delle donne operate di tumore del seno sono presenti nelle strutture sanitarie che frequentate.

Saperne di più sulla malattia e assumere un ruolo attivo nel processo di cura

Saperne di più sul tumore del seno aiuta ad affrontarlo meglio. Sebbene in un momento così difficile si possa avere la tendenza a delegare tutte le decisioni e le responsabilità al proprio medico od ai propri familiari, è importante invece partecipare in modo attivo e positivo al proprio processo di cura. Così facendo si riesce generalmente a tenere meglio a bada l'ansia e la depressione ed a recuperare più in fretta una buona qualità di vita.

Per migliorare le proprie conoscenze sui tumori del seno, oltre a chiedere informazioni al proprio medico, si possono consultare opuscoli come questo, libri divulgativi, siti internet, organizzazioni ed associazioni impegnate nella lotta ai tumori del seno o parlare con altre donne che hanno vissuto questa esperienza prima di voi.

Tenete presente però che lo stato di tensione emotiva in cui vi trovate può rendere l'apprendimento più difficoltoso. Attenzione quindi a non strafare nel tentativo di raccogliere più informazioni di quelle che sì è in grado di gestire. Si rischia altrimenti di sentirsi confusi dai troppi concetti nuovi o dai termini medici sconosciuti.

È preferibile assorbire le nuove informazioni poco alla volta, tenendo da parte quelle che risultano più faticose per un secondo tempo. Non esitate a porre domande al vostro medico, a chiedergli ulteriori chiarimenti o a esprimergli le vostre preoccupazioni e se vi sembra di non aver capito bene qualcosa ... chiedetelo di nuovo!

Spesso è utile scrivere un elenco di tutte le domande da porre al medico e, a fine visita, ripetergli le risposte per esser certi di aver chiarito tutti i dubbi; oppure farsi accompagnare alla visita da un familiare o da un’amica in grado dì ricordare esattamente le informazioni ricevute.

Scegliere bene a chi affidarsi

Poiché il tumore del seno non è una malattia che si cura in pochi giorni, è molto importante scegliere con attenzione il medico (o i medici) che saranno responsabili del trattamento. Il consiglio è di dare la preferenza ad un medico che sia non solo competente ma anche in grado di mettere a proprio agio nel parlare e nel porre domande e che trasmetta una adeguata fiducia. È importante anche che tale medico operi in una struttura clinica appropriata, in grado cioè di garantire degli standard di qualità elevati sia per quanto riguarda la diagnosi che il trattamento dei tumori del seno (attrezzature tecnologiche adeguate ed aggiornate, presenza di specialisti nelle varie discipline coinvolte, etc.).

Chiedete suggerimento al vostro medico di famiglia riguardo ad uno specialista a cui affidarsi o all'esistenza nella vostra zona di centri specializzati nel trattamento delle malattie del seno. Prima di fare una scelta definitiva è sempre bene sentire il parere di più di uno specialista. Non è sempre facile riuscire a capire subito se lo specialista che avete davanti è davvero quello che fa al caso vostro.

Per cercare di orientarsi meglio si può far riferimento a questi requisiti: Qualifiche ed esperienza

  • Ha una lunga esperienza nel trattamento del tumore del seno
  • Si aggiorna in modo adeguato
  • Svolge il suo lavoro in una struttura ospedaliera che dispone di tutte le attrezzature tecniche e delle specialità coinvolte nella diagnosi e nel trattamento del tumore del seno (radiologia, oncologia, chirurgia, fisioterapia…)

Disponibilità

  • Nel proprio lavoro mette il paziente al primo posto e non gli lesina tempo
  • Si rende facilmente reperibile per necessità urgenti o chiarimenti
  • Riceve in luoghi ed orari facilmente accessibili

Personalità

  • Non è un allarmista (diffidate dei medici che esortano ad “operarsi immediatamente”!), ma infonde fiducia con un atteggiamento professionale e combattivo nel trattamento del tumore del seno
  • È disponibile ad ascoltare e rispondere alle domande ed alle preoccupazioni del paziente
  • Sa fornire informazioni e chiarimenti in modo facilmente comprensibile
  • Coinvolge attivamente il paziente nelle scelte terapeutiche
  • Dimostra di non essere venale e di capire le esigenze pratiche ed economiche del paziente

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